La leggenda dientro alla costruzione
della cappella del maso Lechtl
Era tradizione in Alto Adige che le contadine, dopo aver dato alla luce un figlio, dovessero stare a casa per qualche tempo, abitualmente i primi 8 giorni dopo il parto. Ma una contadina del maso Lechtl ruppe questa tradizione e andò comunque a chiamare per il pranzo il marito e i garzoni, che si trovavano nei campi a mietere il grano. Dove oggi sorge la cappella, affondava le proprie radici nel terreno un maestoso timo, la contadina si fermó proprio lí per chiamare gli uomini. In quel frangente un toro di un adiacente campo perse il controllo, si ridesse a gran velocità verso la contadina e urlò:
“Se non ti trovassi sotto il timo, ti avrei giá preso!”
“Se non ti trovassi sotto il timo, ti avrei giá preso!”
Piena di gratitudine, dato che grazie a un miracolo era riuscita a scampare al pericolo, la contadinella fece erigere una cappella proprio lí, dove sorgeva il timo.
Il toro inferocito rappresenta il diavolo, mentre il timo, da sempre considerata una pianta con proprietá curative, proprio per questo ha avuto la forza e l'efficacia di tenere lontano il demonio dal maso Lechtl.
La cittá presso la collina di Tarces
Nei pressi di Malles, sul culmine della collina di Tarces, sorge una chiesetta molto antica, le cui campane, secondo la leggenda, suonano una melodia particolare. Nei loro rintocchi alcune persone dicevano di sentire delle frasi come “Vieni subito”, oppure “Va via subito” e così via.
In età pagana la chiesetta, come in molte altre zone, era un tempio. Allora gli abitanti della cittadina erano molto abbienti e conducevano una vita lasciva e dissoluta. Privi di una vera guida spirituale, persero la retta via.
Al culmine della loro follia spellarono un toro vivo e sparsero del sale sulla ferita aperta.
Per il dolore l’animale cominciò a urlare e a correre attraverso la città. Gli abitanti divertiti, godevano di questo macabro e disgustoso spettacolo. Il toro, straziato dal dolore, muggì tutto il suo tormento verso il cielo, tutto cominciò a tremare, la città a sgretolarsi e quando una voragine si aprì, tutte le case e gli abitanti ne furono inghiottiti e sparirono.
Ancora oggi si possono vedere delle rovine.
Si racconta, che molto tempo fa, un pastore trovò la voragine in cui era stata inghiottita la città. Spinto dalla curiosità, si fece calare al suo interno. Una volta arrivato sul fondo, vide delle figure sedute attorno ad un tavolo, le quali si sgretolarono e divennero polvere non appena le sfiorò. Da allora nessuno ebbe mai più il coraggio di addentrarsi in quel dirupo.
In età pagana la chiesetta, come in molte altre zone, era un tempio. Allora gli abitanti della cittadina erano molto abbienti e conducevano una vita lasciva e dissoluta. Privi di una vera guida spirituale, persero la retta via.
Al culmine della loro follia spellarono un toro vivo e sparsero del sale sulla ferita aperta.
Per il dolore l’animale cominciò a urlare e a correre attraverso la città. Gli abitanti divertiti, godevano di questo macabro e disgustoso spettacolo. Il toro, straziato dal dolore, muggì tutto il suo tormento verso il cielo, tutto cominciò a tremare, la città a sgretolarsi e quando una voragine si aprì, tutte le case e gli abitanti ne furono inghiottiti e sparirono.
Ancora oggi si possono vedere delle rovine.
Si racconta, che molto tempo fa, un pastore trovò la voragine in cui era stata inghiottita la città. Spinto dalla curiosità, si fece calare al suo interno. Una volta arrivato sul fondo, vide delle figure sedute attorno ad un tavolo, le quali si sgretolarono e divennero polvere non appena le sfiorò. Da allora nessuno ebbe mai più il coraggio di addentrarsi in quel dirupo.
Suggerimento: L’alta Val Venosta offre delle visite guidate al Col di Tarces. Durante alcune escursioni potrete visitare la chiesetta di San Vito del 12° secolo e lo scavo archeologico. Si tratta di una casa retica risalente al 3° o 4° secolo prima di Cristo.